Cari lettori e lettrici,
oggi apriamo le porte del nostro blog a una voce che, pagina dopo pagina, ci ha portati nella sua "Cucina degli attimi": Rossella Tota. L’intervista che state per leggere nasce dal desiderio di farvi entrare dietro le quinte della sua ultima opera, ma anche di condividere il cammino creativo che l’ha portata fin qui — dalla prima scintilla d’ispirazione alla scelta dell’ultima parola.
1) Rossella, quando hai iniziato a scrivere?
Non lo ricordo con precisione, dai racconti di mamma ho iniziato a scrivere a penna i muri di casa molto presto, anche se a due anni è difficile dire cosa scrivessi con precisione. Ho iniziato a coltivare la scrittura come esercizio consapevole a scuola, mi piaceva scrivere durante le verifiche di italiano, ho proseguito con qualche concorso letterario spinta dai professori e da lì in poi ho scritto sapendo che mi piaceva inventare storie e personaggi (in terza media, infatti, è nato uno dei primi personaggi che poi ha ottenuto un ruolo nella cucina degli attimi).
2) Com'è nata "La cucina degli attimi"?
Con una coincidenza, mio fratello ha scoperto di essere intollerante al lattosio, così in cucina ci siamo prodigati per trovare la ricetta perfetta di un tiramisù alternativo che potesse mangiare anche lui senza star male; da qui ho iniziato a pensare a una storia che ruotasse intorno a questa ricetta, anche se poi la storia ha preso una strada diversa.
3) Sappiamo che lavori come Ghostwriter. Come ti sei sentita a pubblicare il primo libro "tuo"?
Strana. Sono abituata a lavorare dietro le quinte, ci sono sempre senza esserci mai. Vedere il tuo nome su un libro vero ti fa capire che sei padrona della tua penna e delle decisioni che prendi, nonostante le tue dita siano sempre prestate a volti e storie altrui. È una sensazione che non riesco ancora a metabolizzare, soprattutto perché non so ancora cosa rispondere alle persone che mi incrociano per strada e dicono che hanno comprato o letto il mio libro. Però è bello sapere che qualcuno possa leggere una storia e sapere che l'ho scritta io, che la storia piaccia o meno poi dipende dai gusti, ma resta un bel traguardo.
4) Come ti approcci alla stesura delle tue opere?
Sono loro che stendono me. Non ho un metodo (a differenza di quando lavoro), definisco a grandi linee il messaggio, l'obiettivo e la storia, poi sbucano i personaggi e iniziano a fare di testa loro. Per quanto io mi ostini a rimetterli in fila e fargli seguire la strada che ho scelto, mi dimostrano sempre che le loro scelte sono le migliori. Quindi, ecco, tutto a caso e a cuore e a suon di musica (può essere metal, può essere classica oppure pop, nessun genere escluso)
5) Quali sono i tuoi autori di riferimento? Ti ispiri a qualcuno quando scrivi?
Apprezzo molto Andrea De Carlo e Matteo Bussola, ma anche Mathias Malzieu, ma non scelgo di ispirarmi a loro e non credo neppure che il mio stile di scrittura e il loro si somiglino. L'unico mio punto fermo quando scelgo di scrivere è provare a mantenere la semplicità delle parole, per essere il più leggibile possibile, se ci riesco non lo so, ma ci provo.
6) Quali sono le tue aspettative per questa prima pubblicazione?
Se non hai aspettative è tutto decisamente sorprendente, qualsiasi traguardo è un buon traguardo (ok, andare in ristampa sarebbe figo) però tengo i piedi piantati per terra. Se però a questo libro ne seguisse un altro e anche uno dopo non sarebbe male.
7) Un ultimo messaggio che vorresti lasciare ai lettori del blog?
Datevi sempre una possibilità, a prescindere che siate giovani o adulti. Scrivere la storia di Ettore mi ha permesso di capire che, per quanto mi sentissi in ritardo con i miei piani di vita, in realtà non è mai stato così. Seguiamo tutti strade diverse per arrivare a capirci e potrebbe succedere di cambiare nel frattempo, quindi niente panico; se ti senti fuori tempo, ascoltati e datti tregua.