Nell'articolo di oggi conosciamo meglio Lorenzo Angelaccio, il secondo giovane autore in uscita questo ottobre con il romanzo - storico - d'esordio intitolato "Come la neve a maggio", edito De Tomi Editore.
- Lorenzo, quando hai iniziato a scrivere?
In maniera ingenua, ho iniziato a scrivere da adolescente, cimentandomi in racconti, tentativi di romanzo, poesie e perfino delle sceneggiature! Naturalmente sono tutti testi privi di valore, ben chiusi nel mio cassetto virtuale, ma che mi sono stati utili per capire le basi della scrittura e iniziare a individuare, sebbene in modo istintivo, un mio stile personale. La svolta, però, c’è stata tra il 2020 e il 2021, quando ho deciso di iniziare a studiare nel dettaglio i meccanismi della scrittura narrativa con corsi e manuali specifici.
- Quand'è che invece hai deciso di lavorare nel mondo della scrittura? Di professione sei un editor.
A differenza del mestiere dello scrittore, che ho sempre voluto fare fin da piccolo, lavorare nel mondo dell’editoria è stata un’aspirazione relativamente recente, maturata verso la fine del mio percorso universitario. Inizialmente volevo entrare nel settore editoriale come traduttore, avendo studiato inglese e tedesco all’università. Avrei quindi voluto frequentare dei corsi specifici di traduzione, ma prima di decidermi a sceglierne uno mi sono imbattuto in uno di editing che, in un certo senso, mi ha “chiamato”. E avendo già iniziato a studiare la narratologia per conto mio, ho deciso di ottimizzare i miei sforzi buttandomi nel mestiere dell’editor come libero professionista, focalizzandomi sul genere letterario della narrativa storica.
- "Come la neve a maggio" è un romanzo storico: quanto tempo ti ha richiesto la ricerca per giungere alla stesura?
Vorrei poter dare una risposta definita, ma complice la mia inesperienza, la documentazione per questo romanzo è stata molto caotica e suddivisa in più fasi (cosa che ai miei clienti sconsiglio sempre!) Una prima fase è durata circa 3-4 mesi, in cui però, complice i residui del lockdown, mi sono concentrato solo su fonti online. Pur avendo trovato molte cose interessanti, mi è mancato dare un primo sguardo d’insieme per contestualizzare molti dei dettagli che ho trovato: cosa che ho avvertito la necessità di fare dopo aver scritto una prima bozza del romanzo. Questa seconda fase mi ha richiesto ulteriori 2-3 mesi, che mi sono serviti, però, per dare fondamenta ancora più solide alla ricostruzione della cornice storica. Poi ho proseguito ricercando di tanto in tanto dettagli e particolari man mano che procedevo con le revisioni, ma la verità è che la ricerca, per un romanzo storico, non finisce mai. Ancora adesso continuo a trovare libri e materiale che avrei voluto avere all’inizio della scrittura del romanzo!
- Al di là della ricerca, poi, con che approccio componi le tue opere?
I tentativi di romanzi adolescenziali li ho scritti tutti di getto, senza nessuna ricerca preliminare né tanto meno una progettazione narrativa. Con questo romanzo, però, ho voluto fin da subito fare il contrario e ho cercato di seguire un metodo ben definito. Dopo la prima fase di documentazione, sono passato a sviluppare l’idea attraverso la scrittura di una trama provvisoria, che ho poi suddiviso per capitoli e scene. Per ogni scena, ho scritto poi in via preliminare il contenuto, i personaggi coinvolti, dettagli sul luogo e il tempo in cui la scena si svolge; insomma, tutto il necessario per avere un’idea chiara di cosa sarebbe accaduto in ogni scena prima di mettermi a scrivere. Ho anche compilato, per ognuno dei personaggi principali (Alfred, Cesare e Flaminia) delle schede con delle domande, così da avere informazioni dettagliate su ognuno di loro sempre a portata di mano. Per i luoghi, invece, ho cercato e raccolto fotografie e immagini d’epoca per avere ben chiara in mente la Roma del 1913: in molti aspetti, estremamente diversa dalla Roma di oggi. Seguire questo metodo molto preciso, che forse per qualcuno potrebbe sembrare troppo stringente, mi ha permesso però di avere una base su cui poggiare anche in quei momenti in cui, in corso d’opera, ho dovuto cambiare strada, o ho effettuato scelte diverse. Se avessi fatto altrimenti, probabilmente mi sarei perso strada facendo e non sarei mai arrivato fino in fondo.
- Quali sono i tuoi autori di riferimento? Ti ispiri a qualcuno quando scrivi?
Per quanto riguarda i classici, un mio punto di riferimento è sicuramente Goethe, che nel romanzo cito diverse volte e di cui amo soprattutto il Werther, Le affinità elettive e diversi passaggi del Faust. Ma mi ha ispirato, ovviamente, anche con il suo Viaggio in Italia, punto di partenza per ricreare una certa atmosfera e parte della mentalità di Alfred, il protagonista. Per quanto riguarda gli autori contemporanei, mi piacciono molto i romanzi storici di Marcello Simoni e Livio Gambarini che, pur scrivendo di un’altra epoca storica, sono per me modello di riferimento per quanto riguarda lo stile di scrittura. Ma mi capita di prendere ispirazione da ogni libro che leggo, anche da quelli che apprezzo di meno, che però hanno il merito di farmi comprendere ulteriormente qualcosa sui meccanismi profondi della scrittura.
- Quali sono le tue aspettative per l'uscita imminente?
Da dove cominciare? (*risata nervosa*) Siccome da me stesso pretendo sempre il massimo, le mie aspettative personali sono ben precise e spero per lo meno di raggiungere alcuni degli obiettivi che mi sono prefissato. In generale, però, posso dire che il motivo principale che mi ha spinto a scrivere questo romanzo è stato quello della condivisione. Condividere una storia con persone che possano risuonare con essa, che magari hanno vissuto esperienze simili a quelle che racconto e che quindi possano identificarsi, anche solo in parte, in Alfred e nel messaggio che ho scelto di comunicare. Non mi aspetto che “Come la neve a maggio” piacerà a tutti coloro che lo leggeranno, ma se anche una piccola parte dei lettori troverà in questo romanzo una qualche forma di conforto, di ispirazione o di sostegno morale, allora avrò raggiunto il mio più grande obiettivo.
- Un ultimo messaggio che vorresti lasciare ai lettori del blog?
Magari potrà sembrare banale, visto che lo si sente dire spesso, ma il succo di ciò che vorrei trasmettere con questo romanzo è di andare oltre i propri limiti, perché quest’ultimi, molto spesso, siamo proprio noi stessi a imporceli. “Come la neve a maggio” parla proprio di nuove esperienze, di avventure, di scommesse fatte con sé stessi per cercare di crescere come persone, anche se questo ci espone ai pericoli della vita e potrebbe finire per farci molto male. Ma sono convinto che il dolore sia necessario per crescere. Senza di questo si finirebbe per vivere sotto una campana di vetro, come se si volesse proteggere un bambino dalle ginocchia sbucciate e dalle cadute in bicicletta impedendogli di giocare e di montare in sella.